Il modello sembra rispettare in maniera egregia le forme del Mustang. Qualcuno ha provveduto a confrontare ali e semifusoliera con disegni in scala rilevando soltanto infinitesimali discordanze. Chi scrive ha già da tempo perso, per fatti concreti ed obiettivi, la fiducia cieca ed assoluta sui disegni che circolano, per cui si limita ad osservare come il modello sembri cogliere benissimo le forme dell’aereo che ci sono restituite dalle numerosissime fotografie disponibili.
Sulla qualità delle stampate nulla da osservare. Sono ovviamente assenti ritiri e/o deformazioni della plastica, segni di estrattori in punti “maledetti”, incisioni approssimative. Insomma: da questo punto di vista è un Dragon senza dubbio e non ha nulla da invidiare ai suoi “fratelli” terrestri, cingolati o ruotati che siano.
Da segnalare un’ottima riproduzione del motore (abbiamo contato circa una ventina di pezzi) che, arricchito con qualche cavetto, non sembra avere nulla da invidiare alle resine più blasonate.
In negativo va invece segnalato il semiguscio posteriore del cockpit, segnato da una linea di stampaggio che lo attraversa da cima a fondo. alquanto fastidiosa. Nulla di irreparabile, ma incomprensibile il fatto che una casa come la Dragon sia incorsa in un inconveniente simile.
Alcune scelte, poi, destano, come si diceva, perplessità.
Innanzi tutto la rivettatura. Da qualche tempo la rivettite ha colto un gran numero di modellisti. Sono stati creati numerosi strumenti (sostanzialmente delle rotelle dentate) per ricreare rivetti, che poi finiscono per essere delle file di buchetti che generalmente corrono parallele alle incisioni (forse un tantino larghe nel nostro Mustang) dei pannelli, all’interno di questi ultimi. Buchetti che ovviamente nell’aereo vero non esistono, essendo le teste dei rivetti perfettamente complanari alla carrozzeria. Ma tant’è: piacciono.
Dragon ovviamente ha seguito l’attuale moda ed ha probabilmente esagerato senza tuttavia, ad avviso di chi scrive, minare la qualità generale del modello. Forse se i buchi-rivetti fossero stati un po’ meno profondi e le incisioni delle pannellature un po’ meno larghe il modello ne avrebbe guadagnato in qualità ma, ripetiamo, si tratta comunque di un bel modello.
Altre perplessità nascono da alcune scelte ingegneristiche scarsamente comprensibili. I due vani che contengono le sei armi alari sono ben riprodotti, buone le armi e ottimi i nastri dei proiettili: le ali però non presentano i portelli separati. Morale: se si montano le armi nei loro alloggiamenti e le si completa dei nastri di munizioni occorre poi o ritagliare dalle ali i pannelli di copertura o limitarsi a sapere che ci sono senza poterle più vedere. Peraltro, anche se si ritagliano i pannelli questi non presentano alcun dettaglio interno. Insomma, una scelta inspiegabile quella di non fornire ali con i pannelli da (eventualmente) incollare a parte o lasciare aperti.
Qualche perplessità anche per la scelta di fornire il cofano del motore in materiale trasparente. Ovviamente se lo si vernicia il pezzo si comporta ne’ più ne’ meno che come la plastica grigia, però l’idea appare un po’ lontana dalla nostra cultura modellistica.
Gli interni dell’abitacolo sono abbastanza dettagliati anche se, obiettivamente, si poteva fare di meglio. Sono forniti due pannelli strumenti: uno tutto trasparente e uno in fotoincisione. Si può usare alternativamente l’uno o l’altro. Con quello trasparente appare conveniente usare i nitidi quadranti stampati dalla Cartograf, mentre per quello in fotoincisione appare più opportuno un paziente lavoro di pittura dei quadranti. Abbastanza dettagliati i vani dei carrelli, con i cavi dei freni forniti a parte. Gli ammortizzatori … ammortizzano, nel senso che sono completi di una molla interna che ne svolge le funzioni, anche se del tutto inutili.
Molto ben fatte le griglie in fotoincisione, un po’ meno le cinture, comunque accettabili. Forse non sarebbe stato male fornire anche le sole fibbie e i ganci per consentire una realizzazione artigianale magari più convincente.
Buoni, per chi amasse installarli, i carichi alari, anche se con i soliti problemi di spessore.
Ovviamente, così come per il costosissimo Zero Tamiya della stessa scala, un po’ di scratch, con particolare riguardo a cavi e cavetti varii, non potrà che migliorare il modello.
Una cosa da tenere presente è poi il prezzo. Il modello lo si trova intorno ai quaranta euro, dal che si comprende che paragoni con modelli analoghi che costano più del doppio, qualcuno il triplo, sarebbero scorretti. Si può affermare, quindi, che per quella fascia di prezzo il modello appare di ottima fattura, pur con le riserve espresse.
Le decal, bellissime, consentono la realizzazione di tre diversi modelli, uno dei quali operante in Italia verso la fine della guerra presso l’aeroporto di Piagiolino (oggi scomparso), tutti con grande preponderanza del colore metallo naturale, per cui occhio a stuccature, graffi ecc.
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